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Le tue stampe fine art non sono abbastanza vibranti? Sono troppo scure o troppo chiare? La stampa e poco contrastata?

Cosa si è inceppato nel processo di stampa?

Diamo una risposta definitiva a queste domande.

La stampa delle tue foto di paesaggio presto o tardi diventerà il passo conclusivo nel tuo processo creativo. Ancora oggi il mezzo che più di ogni altro incarna la materializzazione delle nostre visioni attraverso l’obiettivo rimane la stampa. Niente batte una bella stampa fotografica incorniciata ed appesa al muro pronta per essere guardata, anche solo di sfuggita.

La soddisfazione di vedere le proprie opere entrare a fare parte della vita quotidiana le rende parte integrante di noi.

Ottenere una bella stampa è certamente uno dei procedimenti più complessi e meno scontati in ambito fotografico. Non a caso quello dello stampatore è un mestiere consolidato nel mondo della fotografia fine art e alcuni fotografi famosi devono la loro fama ad un proficuo e duraturo rapporto con uno stampatore che ha saputo interpretare il loro volere materializzandolo su carta.

Stampa Fine Art

Partiamo subito col chiarire di cosa stiamo parlando dato che i tipi di stampa non sono tutti uguali.

Stampa Fine Art: La stampa in ambito artistico è una tecnica con la quale vengono create opere d’arte mediante l’utilizzo del processo di stampa, specialmente su carta.
Fonte: wikipedia

Stiamo quindi parlando di una stampa di livello superiore, di un prodotto finale superbo in cui la sensazione trasmessa è dal forte impatto emozionale. I colori e i contrasti prendono vita e sono un piacere per gli occhi e la stampa è in grado di trasmettere intimamente l’anima della fotografia

Non credere di fare il furbo recandoti al laboratorio del centro commerciale sotto casa nel tentativo di ottenere una bella stampa fine art.

Confesso di trovarmi spesso a decidere di non stampare le mie foto per via di un costante eccesso di pigrizia mascherata da perfezionismo ma posso assicurarti che ogni volta che ho tra le mani una stampa fine art di una mia foto mi chiedo perché ne ho stampate cosi poche.

E’ ovvio che i contrasti e colori di un ottimo monitor rendono ancora più attraenti i nostri scatti ma è anche vero che solo un bella stampa riesce a mettere da parte le prodezze tecniche dei monitor per regalarci lo scatto con la giusta intimità.

Come discusso nell’articolo sull’esposizione la codifica della luce nel linguaggio digitale è un processo complesso e il processo inverso non è da meno. Decodificare le informazioni contenute nei nostri file per materializzarle su un foglio di carta fotografica è qualcosa che può apparire semplice ma è pieno di insidie.

Stampanti Inkjet

La macchina da stampa che attualmente rappresenta lo standard per la stampa di tipo “fine art” è la stampante a getto d’inchiostro o inkjet. La tecnica usata da questo aggeggio per riprodurre un pixel della nostra foto su carta fotografica mediante l’uso di un set di colori limitato (di solito da 4 a 9) è quella di accostare opportunamente diversi punti più piccoli secondo una struttura a matrice. I punti microscopici verranno mescolati dal nostro occhio per apparire come un singolo punto della tonalità di colore desiderata.

La logica con cui questi punti vengono disposti nella matrice per ottenere una resa fotografica superba si chiama rasterizzazione (o dithering) ed è una sorta di formula segreta di proprietà di ogni casa costruttrice ed è parte della magia che decreta la qualità della stampa finale. Nell’immagine qui accanto ho riportato una esempio semplificato dell’applicazione di questa tecnica allo scopo di riprodurre cinque tonalità di grigio avendo a disposizione solo due colori: bianco e nero. E’ ovvio che non devi preoccuparti di dettagli così tecnici (almeno per ora) ma è bello sapere cosa succede ai nostri amati bit una volta che questi vengono mandati in stampa.

Da quanto detto può sembrare che la stampa sia influenzata solo dalla qualità tecnica della stampante e che una volta acquistata un’ottima inkjet fotografica è ovvio aspettarsi di vedere riprodotto su carta fotografica quello che vediamo sul monitor.

Purtroppo molto spesso le prime stampe effettuate con una nuova stampante appaiono troppo scure, poco contrastate e magari hanno una dominante rossa o di qualche altro colore.

A questo punto il tuo sguardo alla “Mr.Bean” si rivolgerà verso la nuova stampante appena comparata chiedendosi: “come ho fatto a spendere tutti quei soldi per un risultato così mediocre?”

Per capire cosa sta andando storto bisogna ruotare la testolina verso qualcosa che sta di fronte a te mentre leggi questo articolo.

Il Monitor

Si, proprio cosi. Il tuo amato monitor a cui affidi la visualizzazione delle tue foto è la prima fonte di guai.

Tutti i monitor vengono registrati in fabbrica per rappresentare al “meglio” le informazioni che si trovano nei tuoi file ma questa taratura non è sempre a “cinque stelle” e perde di efficacia mano a mano che il monitor invecchia.

Per tale motivo la taratura va ripetuta con cadenza mensile (talvolta anche settimanale, dipende da quante ore al giorno lo usi) allo scopo di riportare il monitor sulla retta via. Il rischio in caso contrario è di avere una visualizzazione che non corrisponde alla realtà con la conseguenza di avere una stampa che poco ha a che fare con quello che vedi sul monitor.

Ti faccio un esempio. Supponi che il tuo monitor abbia una tendenza a visualizzare le foto con una leggera dominante rossa. Visualizzando la foto sul monitor verrai indotto a pensare che la foto ha una dominante rossa e agirai di conseguenza per rimuoverla. Lo farai aggiungendo una dominante blu che contrasti quella rossa.

Una volta corretta la dominante e inviato il file in stampa ti accorgerai di una visibile dominante blu nella stampa (chiaro no: il file doveva essere 0, tu vedi 2, togli 2 per compensare ma sulla stampa vedi -2).

Il Colorimetro

Il modo migliore per evitare questi mal di testa è acquistare un colorimetro che ti consenta di registrare il monitor ogni volta che vuoi. La spesa si aggira intorno ai 150€ ed è un passaggio obbligato per qualunque fotografo che intenda avvicinarsi al mondo della stampa fine art.

Il marchingegno di cui ti parlo viene corredato di un software che in 10/20 minuti riprodurrà a video una serie di tonalità di colore standard. I colori verranno misurati dal colorimetro e la misura verrà confrontata con il valore atteso. Questo confronto servirà a calcolare lo scostamento del nostro monitor rispetto alla riproduzione ideale del colore. La misura dello scostamento servirà a creare il cosiddetto file di profilo del monitor che verrà caricato sul driver della scheda grafica per riportare il monitor sul binario giusto.

Una volta tarato il monitor avremo la certezza che quello che stiamo vedendo sul monitor sia effettivamente quello che invieremo alla stampante.

Lo Spettrofotometro

Anche le stampanti come i monitor vengono tarate in fabbrica per stampare correttamente su certi tipi di carta ma il logorio del normale uso quotidiano ne determina anche in questo caso un scostamento dalla taratura originale. Starai pensando che anche in questo caso esiste un aggeggio per risolvere il problema.

Hai pensato “bene”.

Il nome tecnico dell’aggeggio è spettrofotometro e consente di effettuare una taratura per riportare la stampante ad una resa accettabile. Anche in questo caso il processo di taratura consiste nella stampa di pagine contenenti tonalità di colore standard (le cosiddette “patch”) che poi saranno misurate dallo spettrofotometro per il calcolo dello scostamento e la successiva creazione del profilo per il driver della stampante.

Le cose però, nel caso della stampante, si complicano leggermente.

La resa del colore stampato sulla carta fotografica non dipende infatti solo dalla stampante ma da altri quattro fattori fondamentali:

  1. Il colore della luce che illumina la stampa
  2. Il tipo di inchiostro usato
  3. Il tipo di carta
  4. Le configurazioni della stampante

Il colore della Luce

Una foto stampata non emette luce come avviene per il monitor e deve essere illuminata per essere ammirata. Ne consegue che la visione di una foto può essere fortemente influenzata dal colore della luce che la illumina.

Per tale motivo esistono in commercio delle speciale lampade in grado di emettere una luce di un bianco standard (lampade D50) allo scopo di assicurare una visione della stampa in condizioni neutre. Grazie alla luce di queste lampade potrai essere sicuro che se c’è un difetto nella stampa non è colpa della luce che la illumina ma bensì della stampa in se.

Per fortuna non è sempre necessario acquistare una simile lampada visto che di norma basta visionare la foto alla luce del giorno in una bella giornata di sole per essere in una buona condizione di visualizzazione.

Infatti le lampade D50 non fanno altro che tentare di riprodurre le stesse condizioni in maniera artificiale.

La carta fotografica fine art

Il secondo dei fattori chiave nella resa della stampa è il tipo di carta fotografica usato. Il bianco della carta può infatti variare (più caldo o più freddo), la carta può essere lucida o opaca e può essere più o meno porosa ovvero può assorbire più o meno inchiostro. In funzione di tutte queste caratteristiche le gocce d’inchiostro versate dalla stampante possono apparire in modi completamente differenti su una stampa asciutta.

La composizione della carta può variare parecchio ed è possibile andare dalla classica carta fotografica per stampa inkjet tipo Canon o Epson fino alla più pregiata e usata carta di cotone per stampa fine art della Hahnemuhle o della Canson. Anche in questo caso sul gusto non si discute e la cosa migliore da fare è provane il più possibile magari stampando la stessa foto su più carte allo scopo di poter apprezzare meglio le peculiarità di ognuna.

L’inchiostro

Le medesime considerazioni fatte per la carta si possono ribaltare per l’inchiostro. L’inchiostro può avere una maggiore o minore viscosità, un colore (ad esempio il verde) più o meno intenso etc…

Insomma anche in questo caso l’uso di un inchiostro piuttosto che un altro può portare a risultati maledettamente differenti.

Di solito la resa migliore si ottiene usando gli inchiostri che la casa madre ha opportunamente studiato per la sua stampante ma nulla vieta di sperimentare con prodotti alternativi.

Le configurazioni della stampante

Il quarto fattore chiave nel processo di stampa fine art è la configurazione del driver della stampante. Le configurazioni dovranno essere impostate prima della fase di taratura e lasciate tali per tutto il processo e ovviamente anche dopo. Una volta completata la fase di taratura il profilo creato andrà salvato e nominato con una nomenclatura del tipo:

TIPO_CARTA-SETTAGGI_STAMPANTE

Nel caso ti passi per la testa di modificare parte delle configurazione della stampante sarai condannato ad un nuovo processo di taratura.

Insomma, quando configuri la tua stampante in un certo modo (esempio: livello di inchiostro, contrasto, saturazione etc…) è come se stessi di fatto creando una nuova stampante che deve essere registrata come se fosse una stampante differente.

Quando tarare nuovamente la stampante

Le considerazioni appena fatte per le configurazioni del driver di stampa valgono al 100% anche per il tipo di carta usato e per l’inchiostro. Ogni volta che modifichi uno di questi parametri dovrai creare un nuovo profilo di stampa mediante il processo di taratura con lo spettrofotometro. Il processo di taratura produrrà un file di profilo che dovrà essere caricato sul driver di stampa ogni volta che vorrai predisporre la stampante per stampare su quella determinata combinazione carta-inchiostro-settaggi.

Questo vuol dire che se intendi stampare su diversi tipi di carta con la tua stampante dovrai creare altrettanti profili per ogni combinazione e scegliere di volta in volta il profilo giusto da caricare nel driver di stampa in funzione della carta che stai usando.

Se sostituisci una o più cartucce colore, anche se sono dello stesso tipo e modello di quelle precedenti, sarai comunque costretto ad effettuare una nuova taratura dato che qualche differenza nei processi di produzione degli inchiostri si può verificare e la tua precedente taratura potrebbe essere compromessa.

Il profiling della stampante

La “profilazione” di una stampante tramite spettrofotometro è un procedimento sofisticato, laborioso e costoso se confrontato alla taratura del monitor. Per prima cosa il costo di uno spettrofotometro non è cosi a buon mercato come nel caso di un colorimetro. Inoltre il processo di taratura richiede la stampa di diverse pagine di prova con evidente consumo di carta e inchiostro.

Per questi motivi può essere conveniente affidarsi a dei professionisti piuttosto che fare da soli. Esiste infatti un procedimento meno costoso (sia in termini di tempo che di costi) che consente di ottenere risultati ottimi se non superiori a quelli che potremmo ottenere da soli in casa. Esistono infatti laboratori specializzati nella taratura di stampanti che conoscono a menadito i punti di forza e le debolezze di ogni modello di stampante presente sul mercato.

Tutto quello che sarai chiamato a fare è stampare un file fornito dal laboratorio sulla carta che vuoi usare e con l’inchiostro desiderato. Una volta ottenuta la stampa la invierai al laboratorio tramite posta avendo cura di specificare il modello della stampante, il tipo di carta e l’inchiostro usato. Il laboratorio calcolerà il giusto profilo e te lo invierà via mail pochi giorni dopo. Basterà quindi installarlo sul driver della stampante per avere la tua stampante registrata da un laboratorio specializzato senza esserti mai mosso di casa. Cosi facendo avrai evitato l’acquistato di uno spettrofotometro e avrai effettuato una sola stampa con notevole risparmio di carta, inchiostro e tempo.

I laboratori di stampa fotografica professionale

Se non vuoi lanciarti nell’acquisto di una stampante di qualità fotografica ma vuoi comunque delle ottime stampe fotografiche puoi optare per un laboratorio di stampa privato.

Il problema sta nel fatto che non tutti i laboratori sono attrezzati e pochi hanno il giusto atteggiamento alla stampa foto fine art.

Se ne trovano moltissimi in rete ma di solito si tratta di servizi orientati alla quantità piuttosto che alla qualità e non fanno al caso nostro. Di solito nelle grandi città si trovano laboratori che hanno un occhio di riguardo per le stampe fotografiche di alto livello ma purtroppo non ci sono parametri assoluti che possano certificare che un certo laboratorio è serio piuttosto che un altro. Dobbiamo quindi mettere mano al portafogli e provare a stampare i nostri file per verificare l’effettiva qualità del servizio.

E’ comunque possibile fare alcune considerazioni preliminari per una prima scrematura dei laboratori che vogliamo provare:

  1. Di norma un buon laboratorio ha uno o più plotter a getto d’inchiostro di grandi dimensioni
  2. Offre la possibilità di stampare su diversi tipi di carta (lucida, opaca, di cotone, su tela etc….)
  3. Mette a disposizione del cliente è il profilo della stampante. Ovvero un file da salvare su una penna USB ed installare sul nostro PC per effettuare l’ultima fase di preparazione dei nostri file per la stampa, la soft proofing.

Soft Proofing

La soft-proofing consente di effettuare una simulazione software di cosa effettivamente verrà stampato prima che il file sia effettivamente inviato in stampa.

Ogni dispositivo che rappresenta dei colori, come monitor o stampanti, ha un suo spazio colore ovvero l’insieme delle possibili tonalità di colore che è in grado di riprodurre. Nel caso delle stampanti questo insieme solitamente non coincide con lo spazio colore del monitor. Di conseguenza potrebbe succedere che una foto che appare in un certo modo a video abbia un aspetto differente una volta stampata. Questo è dovuto al fatto che certe tonalità di colore non sono state stampate correttamente e che quindi l’intera foto non ha più lo stesso bilanciamento in termini di colore e contrasto che vedevamo a monitor.

La soft-proofing tiene conto di queste problematiche e consente di evitare brutte sorprese simulando a monitor la resa della stampa finale. Nel caso la foto contenga tonalità di colore che la stampante non è in grado di riprodurre sarai avvisato con un messaggio. Di solito il software ci avvisa dell’anomalia sostituendo le aree di colore problematiche con un colore differente e vivace come ad esempio un fucsia molto acceso. Se dovessimo incappare in questo problema è sempre consigliabile prenderne atto e provare a rimediare piuttosto che lasciare la soluzione del problema agli automatismi del driver della stampante.

Di fatto i driver sono istruiti per ovviare al problema applicando una particolare logica che nella maggior parte dei casi  porta a risultati accettabili ma talvolta può giunge tristemente a fenomeni come il banding o peggio. Quindi meglio prevenire che curare!

Siamo arrivati alla fine di questo articolo che introduce al mondo della stampa digitale fine art e alle sue alchimie.

COSA HAI IMPARATO

  • La taratura del monitor mediante colorimetro è fondamentale per avere una visualizzazione veritiera delle informazioni sui nostri file
  • E’ necessario tarare la stampante per ogni combinazione di settaggi+carta+inchiostro che vogliamo usare per le nostra stampe
  • Esiste un modo semplice ed economico per tarare la tua stampante in maniera professionale
  • E’ sempre bene effettuare una soft proofing prima di mandare in stampa un file per essere sicuri che la stampante sia in grado di stampare tutto quello che vediamo sul monitor